“Si tratta insomma di vedere le cose che gli altri non vedono: quelle che vivono all’ombra delle sorelle ammirate: le cenerentole della città. Si tratta di vedere le cose che vedono anche gli altri, ma nei momenti in cui gli altri non le guardano, e
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“Si tratta insomma di vedere le cose che gli altri non vedono: quelle che vivono all’ombra delle sorelle ammirate: le cenerentole della città. Si tratta di vedere le cose che vedono anche gli altri, ma nei momenti in cui gli altri non le guardano, e quelle dimettono la rigidità della posa, si abbandonano, respirano più tranquille.”
(Da “Ascolto il tuo cuore, città”, Alberto Savinio)
L’opera di matrice antropologica di Marco Angelini suggerisce facilmente un’inusuale capacità di osservazione del quotidiano, un’attenzione ai dettagli di nuova e rinnovata memoria.
Ecco che una mistura di appunti mentali registrati durante i suoi numerosi viaggi, crocevia di culture diverse, si traducono formalmente nell’amalgama della ceramica, ora unita alla colla vinilica che raccoglie forme e geometrie variegate, ora ridotta a polvere, quasi impalpabile, perché il benessere trasmesso dalle opere si faccia costante come energia rinnovabile.
Angelini colleziona piccoli feticci, li fissa sulla tela come più o meno chiari rimandi alle città che hanno visto il suo passaggio, li accosta ad elementi altri, che permettano una rilettura del significato e significante di partenza. L’andamento nelle sue opere è consequenziale ma mai ossessivo, logico ma mai obbligato.
Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci
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