- fenomenologia dell’arte contemporanea / transizione energetica
- transizione ecologica / economia circolare
- Sublimazione – 2021
- Rhizomes – cm 30×30 – 2021
- Longo – 2022 / 2023
- photovoltaic cells cycle – 2021 – cm 90×70
- Razor Blade cycle – 2020 – 2021
- Solar Panels Cycle – 2018 – 2020 – 2021
- THE GOLDEN HOUR – 2017-2019
gold paintings – cm 60×60 – 2016
Reviews
A breve distanza dalle sue precedenti mostre, promosse e prodotte in collaborazione con enti pubblici e privati (Banca Fideuram, Roma; Novus Art Gallery Abu Dhabi), la Loft Gallery Spazio MatEr si fa promotore, insieme alla galleria Ma EC di Peishuo Yang, di un’operazione che vede
[ Read more ]A breve distanza dalle sue precedenti mostre, promosse e prodotte in collaborazione con enti pubblici e privati (Banca Fideuram, Roma; Novus Art Gallery Abu Dhabi), la Loft Gallery Spazio MatEr si fa promotore, insieme alla galleria Ma EC di Peishuo Yang, di un’operazione che vede l’arte di Marco Angelini al centro di una indagine sul binomio “Arte ed Energia”. Al suo fianco grandi nomi del panorama culturale e scientifico nazionale e internazionale si confronteranno per aprire un nuovo dialogo su questo inedito binomio che ha come comune denominatore la “Ricerca”: lo storico dell’Arte Prof Claudio Strinati e l’Arch.Antonio Disi, ricercatore e responsabile della campagna di comunicazione sull’ efficienza energetica “Italia in Classe A”, promossa dal Ministero dello Sviluppo Economico e condotta dall’ ENEA - Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile.
La mostra presenta un nutrito corpo di opere (tecnica mista su tela) della più recente produzione di Marco Angelini (Roma, 1971) riunite sotto il titolo “IL MONDO ATTORNO”, chiaro ma, allo stesso tempo, sussurrato riferimento alle potenzialità insite nei segni - siano essi le stratificazioni del quotidiano, le traiettorie astratte che designano incontri casuali tra individui di culture apparentemente inconciliabili o le strade della vita in sé - e nella loro capacità di delineare mappe geografiche alternative, da percorrere a 360° per poter rinvenire nuove e condivisibili prospettive di pensiero, utili ad apprendere appieno la manifestazione del presente, nell’accezione il più possibile globale del termine. Ma frugando nei risvolti più veri, meno contaminati, della contemporaneità, utilizzando quegli oggetti e simboli che ci accomunano e legano tutti nel nostro quotidiano, Marco Angelini ridisegna, lungo le sue linee rette su tessuti, fondali dai colori eleganti e coinvolgenti, la visione di un’umanità variegata che appare, nei suoi lavori, improvvisamente e naturalmente riconciliarsi, condividendo i medesimi percorsi esistenziali, perlustrando le stesse strade, inseguendo le medesime utopie. All’istante, le scenografie del mondo in cui siamo abituati a muoverci quotidianamente sembrano provvisoriamente annullarsi e svelare la forma della loro essenza, artificiosa, la natura della loro funzione, difensiva, la ragione della loro presenza consolatoria. Suggerendo di acquisire una sempre più costante e disinvolta predisposizione a guardare oltre e a mantenere occhi e mente perennemente aperti sulla contemporaneità, sia essa davanti o dietro l’angolo.
Ilaria Sergi
Il concetto e il principio del risparmio energetico non è meno valido in campo culturale purché ben argomentato e appreso. Non si tratta di risparmiare nel senso di spendere o investire meno risorse, ma di non sprecare quella energia che il patrimonio culturale e l’arte creativa ci dà. Potenzialmente questo patrimonio è poco e male sfruttato perché è raro che si riesca a trarne un beneficio in termini di crescita e sviluppo da una approfondita cognizione e comprensione di esso.
Attraverso l’ energia creativa di Marco Angelini con questa mostra cerchiamo di dimostrare come il linguaggio di ricerca dell’arte non sia distante o diverso da quello della ricerca scientifica, ma complementare e necessario in un processo di trasformazione urbana. Quella della bellezza, della bellezza delle città e dei luoghi urbani, è una questione enorme e complicata, certamente non nuova e tuttavia intrigante e stimolante. Marco Angelini nella sua produzione artistica indaga sulla dimensione urbana come fenomeno metropolitano per raccontarci un processo di trasformazione costante.
D’altronde le città sono lo scenario in cui le pulsioni inconsce sopravvivono interagendo con le nuove possibilità offerte dalla tecnologia, per questo esse diventano il nucleo e l’habitat ideale di tutti i paradossi e le contraddizioni umane”.
Federico Strinati
“Il Mondo attorno”, titolo di questa prima Personale milanese dell’artista Marco Angelini, ci pone una domanda, ovvero, come e cosa può rispondere il mondo dell’arte in un confronto con il mondo della scienza. L’energia produttiva nel campo dell’arte e del sapere può essere uno strumento di sviluppo reale messo a disposizione della comunità locale e nazionale stimolando nuove conoscenze e opportunità?
Sono convinto che il concetto della sostenibilità o del principio del risparmio energetico in campo culturale deve essere argomentato e appreso altrimenti perde efficacia e consapevolezza e credo che l’unico strumento a disposizione sia la capacità creativa dell’uomo.
L’Arte è utile e necessaria alla vita sociale e urbana - ben rappresentata in chiave concettuale da Marco Angelini – perché perfetta, pulita, nitida, ed è uno dei più grandi esempi dell’energia e della capacità creativa dell’Uomo. È inoltre uno strumento educativo e ci permette di affermare che l’opera d’arte sia uno dei più grandi prodotti della tecnologia, poiché ti inganna, ti fa credere ciò che non è, ma nel momento in cui viene trasferita nel contesto urbano diventa una ammonizione, un indicatore di cambiamento e di rigore e l’artista, come il ricercatore e lo scienziato, diviene colui che è in grado di rispondere all’ esigenza di evoluzione e mutamento.
È importante come un artista contemporaneo di respiro internazionale come Marco Angelini “presti” la sua arte affinché possano costruirsi nuovi paradigmi e nuove risposte per la vita sociale delle nostre città.
Claudio Strinati
Nel settore dell’efficienza energetica, i media tradizionali , TV, radio e carta stampata, tranne pochissime eccezioni, continuano a mostrare i propri limiti a causa della loro scarsa interattività e dell’asimmetria comunicativa che non consente di targhettizzare il messaggio rispetto ai pubblici reali. L’arte invece offre una possibilità in più, quella di interagire, confrontarsi, stimolarsi e proporre nuove soluzioni. Nell’ambito della campagna nazionale di informazione sull’efficienza energetica “Italia in Classe A” nasce così l’opportunità di inserire “l’energia creativa” come strumento di dialogo.
L’Italia ha una lunga tradizione sui temi del risparmio energetico. Alla crisi petrolifera degli anni ’70 abbiamo risposto con grande vigore e, in Europa, siamo stati antesignani di temi quali l’uso razionale dell’energia, l’audit e la certificazione, la pianificazione energetica e l’energy management per citarne solo alcuni. In tutti questi anni l’ENEA è stato un valido alleato della PA e delle aziende, svolgendo il proprio ruolo di supporto tecnico-scientifico. Parallelamente sono state svolte azioni di promozione e sensibilizzazione che hanno raggiunto target diversi, utilizzando strumenti tradizionali quali opuscoli, video, percorsi didattici per la scuola o siti internet per raggiungere una moltitudine di utenti.
Per quanto riguarda invece gli aspetti connessi al comportamento, nonostante la nostra tradizione universitaria nelle scienze umane, sociologia, antropologia, psicologia sociale, a differenza del mondo anglosassone non è mai decollata una scuola dedicata alla scienza del comportamento e, nello specifico, agli aspetti connessi alla dimensione umana del risparmio e dell’efficienza energetica.
Proprio per rispondere a questa necessità, in un mondo in frenetico cambiamento, abbiamo compreso che l’arte può diventare un alleato nel nostro processo di ricerca e di informazione. Un artista lavora nella stessa direzione di un ricercatore, indaga, esplora, contamina. Questo è il messaggio. La forza creativa dell’Uomo è la prima energia a disposizione. Amo per questo ricordare il “Supplizio di Prometeo” in cui il Titano dona il fuoco (leggasi tecnologia) all’ umanità e per questo viene punito; come se ci fosse già la consapevolezza che l’uomo, grazie a quel potente regalo, non avrebbe avuto più la natura come proprio orizzonte. Esiste un lato “non tecnologico” dell’ efficienza energetica e noi cerchiamo di raccontarlo in questa mostra attraverso l’ arte di Marco Angelini.
Antonio Disi
Il ciclo di opere presentate in questo progetto da Marco Angelini sono il risultato di una vita, e di un percorso artistico, profondamente calato nella realtà e nella contemporaneità. Umberto Eco 50 anni fa evidenziava le tracce della dicotomia culturale mass mediatica attraverso la contrapposizione tra Apocalittici e Integrati: oggi, in un mondo che corre e consuma senza digerire, non rimane che l’Apocalisse, il rifiuto. Forse, nella realtà contemporanea, l’Apocalisse, il fermarsi per vivere ad un ritmo più lento, che consuma meno, è l’unica forma di integrazione possibile.
Da queste considerazioni parte Angelini per porre l’accento sul riuso, sulla necessità di non considerare “scarto” elementi ed oggetti che hanno perso soltanto il loro “simulacro di modernità”: nella serie di opere fondo giallo con Iphone, un cosmo fatto di oggetti di uso comune - degli utensili di cucina, del feltro, pinze da ufficio - si contrappone ad elementi che fanno parte del nostro recente passato ma che oggi non sono più “contemporanei” - il frontalino di un’autoradio con Cd oppure un ICONICO IPHONE ormai fagocitato dal susseguirsi convulso di nuove versioni che hanno il solo scopo di farci desiderare il prossimo futuro a portata di mano! -. Lo stesso discorso vale per la serie fondo giallo prese elettriche, in cui spine elettriche e prese da muro di vecchia tecnologia ci parlano di un mondo scintillante innaturalmente iper-illuminato ed iper-connesso.
L’Artista ci ricorda, in ogni ciclo ed in ogni opera, che siamo chiamati a fare GESTI: come consumatori ogni scelta fatta è una presa di posizione sul futuro dell’ambiente che ci circonda. Nell’opera di Angelini gli oggetti scartati dalla società, ma non digeriti, acquisiscono una vita più duratura con una loro dignità estetica: in questo risiede la grande differenza con le poetiche degli anni settanta che nel riuso dei materiali vedevano scelte anti sistema e anti politiche.
Nel superare queste posizioni Angelini integra nel suo fare artistico anche le cromie accese ed “innaturali” degli anni ‘80/’90 regalando agli oggetti spersi nell’ambiente una veste quasi spensierata: per esempio nella serie - fondo fucsia con spazzolini - spazzolini e spaghetti perdono quasi il loro status di oggetto per diventare puro ritmo compositivo, così come nei globi - con fondo blu, bianco e oro - non è quasi rintracciabile la natura “dell’impero di carta” - ricevute, scontrini, ticket - che ci lasciamo alle spalle, come una traccia, un’impronta estrema e troppo pesante su questa terra.
In questa visione che cerca una sintesi profonda tra spreco e riuso una posizione a parte merita la serie ORO: colore/simbolo quanto mai emblematico di un elemento naturale trasformato in scellerato simulacro di potere, prestigio e ricchezza. Passeggiando per la mostra di Angelini incontreremo più e più volte IL MONDO ATTORNO a noi, ma non lo riconosceremo: perché ciò che ritenevamo indispensabile ed imprescindibile soltanto ieri lo abbiamo già dimenticato.
Alessio Cosentino
Seguo ormai da anni con interesse e sempre rinnovata curiosità la parabola artistica di Marco Angelini, e sono stata testimone e compartecipe di varie sue fasi di ricerca: da quella sul doppio, celebrata al Museo Carlo Bilotti di Villa Borghese in un’intensa personale dal titolo “Speculum” nel 2015, a quella sul tema della memoria e dell’oblio realizzata recentemente a Varsavia (con le parentesi di esperienze di successo sulla costa est degli Stati Uniti e ad Abu Dhabi), fino all’ultima mostra di inizio 2017 a Roma, orientata a scandagliare nuovamente, ma sotto altre prospettive, il rapporto indissolubile e sempre estremamente fecondo che sussiste tra la materia da un lato e gli elementi che la perturbano dall’altro: tempo, spazio, contesti urbani, Uomo.
La materia, intesa come interazione continua tra tela, colore ed oggetti (quelli di uso abituale e quelli di riciclo, tratto distintivo dell’opera di Angelini, che fa del riuso e della sostenibilità i principi cardine della propria arte), è la chiave di lettura del nostro quotidiano, che la produce e la plasma – e spesso la rottama – con le sue regole imperscrutabili, ma ne viene, a sua volta, inevitabilmente caratterizzato. Tutto ciò che è residuo, infatti, è vestigia di ciò che è stato, e ciò che è stato diviene fatalmente un lembo di memoria eterna nell’universo del conosciuto. In questo, ci conforta lo storico dell’arte tedesco Erwin Panofsky, secondo il quale “il futuro è fatto di frammenti del passato, e questi frammenti sono gli strumenti di lavoro per inventare il futuro”. La parabola dell’umanità è intrisa di materia, a partire da quella primigenia da cui è nato l’universo, per continuare
con i doni della natura che l’homo sapiens ha forgiato al fine di farne gli strumenti del proprio progresso. Gli oggetti di uso quotidiano, che Angelini incastona sapientemente nelle sue tele, a volte esaltandoli armonicamente, a volte brutalmente contaminandoli con pigmenti, colori, vernici e colle, sono portatori di storia e di cultura, anzi sono essi stessi la più vivida interpretazione sociologica (non dimentichiamo che la sociologia costituisce il retroterra formativo di riferimento dell’artista) del mondo che ci circonda, per come l’essere umano lo ha trasformato attraverso il pensiero, la scienza, l’ingegno ed il sudore.
È con questo medium – la materia nel suo senso più ampio – che Angelini racconta la realtà, una realtà ordinaria, di tutti i giorni, la realtà del cittadino metropolitano, dell’uomo che fatica e che lotta... una storia che è di tutti noi, apparentemente banale e ripetitiva, quasi scontata nei suoi tratti più grossolani, ma che è al contempo unica e singolare (l’ordinario viene trasformato nell’insolito e poi riconvertito nel quotidiano), perché filtrata dalla sua personale esperienza, dalla sua sensibilità di artista, che tradisce l’esigenza mai sopita di contrastare l’omologazione dominante e – soprattutto – di essere costruttivamente parte attiva nel processo di sensibilizzazione della società verso il rispetto delle nostre metropoli, dell’ambiente in generale ed a favore della cultura del riciclo e dello sviluppo sostenibile.
Raffaella Salato
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