SINGAPOREAN STORIES
“Ecco che cosa ho pensato: affinché l'avvenimento più comune divenga un'avventura è necessario e sufficiente che ci si metta a raccontarlo. È questo che trae in inganno la gente: un uomo è sempre un narratore di storie, vive circondato delle sue storie e
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SINGAPOREAN STORIES
“Ecco che cosa ho pensato: affinché l'avvenimento più comune divenga un'avventura è necessario e sufficiente che ci si metta a raccontarlo. È questo che trae in inganno la gente: un uomo è sempre un narratore di storie, vive circondato delle sue storie e delle storie altrui, tutto quello che gli capita lo vede attraverso di esse, e cerca di vivere la sua vita come se la raccontasse. […] Avrei voluto che i momenti della mia vita si susseguissero e s'ordinassero come quelli d'una vita che si rievoca. Sarebbe come tentar d'acchiappare il tempo per la coda.”
(Da Jean-Paul Sartre, La nausea)
Con il ciclo Singaporean stories, Marco Angelini intesse la realtà altrui con la propria, concatenando oggetti come fossero avvenimenti: ne scaturiscono piccole epifanie che sono realtà altre, perché tutto significa tutto, anche ciò che ad un primo sguardo ne appare privo. Ecco dunque la volontà di Angelini di essere uno storyteller degli altri più che di se stesso, dell’inconoscibile (l’altro) che diviene inaspettatamente ordinario, quotidiano, proprio come le buste da lettera provenienti da Singapore inserite nei suoi quadri, proposte in un’amalgama nuova, che concettualmente suggerisce il melting pot delle persone e delle storie che le coinvolgono. La carta, il feticcio d’Oriente, è cristallizzata assieme al filo da cucire da una mistura di colore acrilico e colla vinilica e fa la sua comparsa insieme ad un cerchio simbolo di perfezione, armonia, con uno sguardo alla cera lacca del passato.
Il tempo, ancora una volta, è il protagonista e l’ideale protettore dell’intera poetica dell’artista: un leitmotiv concettuale che con la sua onniscienza abbraccia tutte le cose.
Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci
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